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 Editoriali


C'E' SPERANZA SE QUESTO ACCADE A...FIRENZE
60° Assemblea del Movimento di Cooperazione Educativa

C’è speranza se questo accade a Firenze

di Carlo Ridolfi

Firenze. Dicembre 2011. Nei suggestivi ambienti dell’Istituto Gould, foresteria valdese, è ospitata la sessantesima assemblea del Movimento di Cooperazione Educativa.

L’occasione è importante. Almeno per due motivi (ma scopriremo poi che ce ne potrebbero essere altri due miliardi…).

Il primo, naturalmente, è il compleanno di un movimento nato sulle tracce di Freinet e fondato in Italia nel 1951 da, fra gli altri, Giuseppe Tamagnini.

Il secondo è che, in questa occasione, viene assegnata la presidenza o noraria a due splendide persone: Giovanna Legatti, che di Tamagnini è stata la moglie e la compagna di avventure educative nell’esperienza marchigiana di Coldigioco; Mario Lodi, maestro.

Maria Cristina Martin, segretaria nazionale del MCE, ci accoglie con uno di quei sorrisi che non può essere riportato con la retorica annoiata della fredda cronaca di un convegno.

E’ il segnale, lo capiremo strada facendo, di quella che ci è parso il segno più intenso di questo appuntamento: l’emozione.

Emozione intensa praticamente in tutti gli interventi ascoltati nella festa di apertura, che è culminata con l’assegnazione della duplice presidenza o noraria.

Da quello introduttivo della stessa Martin, che ha parlato di relazioni da intrecciare e mantenere, ai saluti istituzionali, degli assessori all’Istruzione della provincia e del comune di Firenze.

Dal bellissimo saluto dell’attuale presidente della FIMEM (Fédération Internationale des Mouvements de l’Ecole Moderne-Freinet), la messicana Teresa Garduno Rubio, piccolina di statura, ma con un’energia e una simpatia gigantesche, a quello di Fiorenzo Alfieri, che è stato per molti anni responsabile dell’assessorato alla Cultura del comune di Torino (e prima maestro e direttore didattico e esponente dello stesso MCE).

La festa si era aperta con alcune immagini di Mario Lodi, tratte dal documentario di Vittorio De Seta, grande maestro del cinema italiano, che è mancato qualche giorno prima, il 28 novembre.

Portando il saluto della Casa delle Arti e del Gioco abbiamo ricordato a noi e a tutti che Vittorio De Seta, oltre allo splendido Diario di un maestro, con Bruno Cirino, tratto da Un anno a Pietralata di Albino Bernardini, aveva girato tra il 1976 e il 1977 una serie di documentari, dal titolo Quando la scuola cambia, con la preziosa fotografia di Luciano Tovoli e la consulenza pedagogica di Francesco Tonucci (che è stato presente in modo attivissimo alle giornate di Firenze), uno dei quali era dedicato alla scuola di via Sant’Erlembardo del quartiere Gorla di Milano, in cui lavoravano esponenti del MCE come la bravissima Caterina Foschi Pini.

(La Rai detiene le copie e i diritti di tutta l’opera “scolastica” di De Seta e sarebbe il caso, come abbiamo ricordato anche all’assemblea, di invocare un’edizione in digitale che fosse a disposizione del pubblico – magari rammentando ogni tanto che proprio con un servizio pubblico, almeno nella configurazione giuridica, abbiamo ancora a che fare).

Abbiamo anche ricordato lo stretto legame, per il momento ideale, in futuro si spera anche organizzativo, che tiene insieme l’ispirazione del MCE e la Rete di cooperazione educativa C’è speranza se questo accade a…, concepita a maggio durante la festa per la pubblicazione del libro Mario Lodi maestro e istituita a ottobre durante l’incontro al centro culturale Lafogliaeilvento di Soave, in provincia di Verona.

Nella Carta del Cammino, scritta subito dopo Soave, abbiamo infatti precisato che:

«Siamo consapevoli di esser partiti con una grande ricchezza nella bisaccia: le opere e le azioni di Francisco Ferrer, di Maria Montessori, di Célestin Freinet, di don Lorenzo Milani, di Gianni Rodari, di Paulo Freire e – in particolare – del Movimento di Cooperazione Educativa e del maestro, pedagogista e scrittore Mario Lodi, che dalla Casa delle Arti e del Gioco ci ha fatto partire.

Alberi saldi, radici antiche.

Dall’albero antico ne può nascere uno nuovo: se su un pensiero fertile si innesta un buon pensiero educativo, allora ci potrà essere un buon cambiamento.

Seguendo questa rotta vorremmo coinvolgere, soprattutto, le nuove generazioni di insegnanti e genitori: dal piccolo può nascere il grande».

L’assegnazione delle due presidenze o norarie, in assenza – per motivi personali – dei presidenti designati, ha avuto come “portavoce” Roberto Lovattini, maestro di Piacenza, del MCE nazionale, che ha ricevuto pergamena e targa per conto di Giovanna Legatti (che comunque è stata protagonista di una breve, ma ancora una volta emozionantissima, telefonata in diretta con l’assemblea) e Cosetta Lodi, che ha letto il saluto di Mario Lodi che riportiamo di seguito:

“All’Assemblea del MCE

Carissimi,

Sono o norato di ricevere dal Movimento di Cooperazione Educativa la Presidenza o noraria dell’Associazione.

Non posso purtroppo essere presente tra voi in questa bella giornata.

Vorrei farvi avere comunque alcuni ricordi e alcune riflessioni….

Dall’illuminismo in poi, dopo Jean Jacques Rousseau, molti hanno tentato di dare alla scuola nazionale una finalità alta: Il Ferrer in Spagna aveva aperto la Escuela Moderna, in Italia Maria Montessori aveva sperimentato le Case dei bambini. In Russia il grande scrittore Leone Tolstoj aveva trasformato in scuola la sua tenuta Jasnaia Poliana dove insegnava a scrivere ai bambini, Celestin Freinet in Francia organizzò una cooperativa di maestri, don Lorenzo Milani aveva trasformato la sua parrocchia in scuola: e tanti altri meno famosi si sono dedicati all’educazione dei fanciulli. Solo il fascismo usò la scuola per un fine meno alto: ottenere il consenso del popolo per la politica della guerra.

Con la liberazione fu necessario dare una legge nuova allo Stato democratico nascente; l’11 dicembre 1947 fu approvato all’unanimità un ordine del giorno di Aldo Moro nel quale si chiedeva che la Costituzione “trovi, senza indugio, adeguato posto nella scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevoli le giovani generazioni delle conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sicuro retaggio del popolo italiano”
Quel giorno era nata l’idea della nuova scuola italiana.
Il suo scopo ideale era la formazione dei cittadini democratici.

Noi del Movimento di Cooperazione Educativa abbiamo realizzato la scuola del dialogo e della democrazia.

Nel 1948, l’anno in cui sono entrato di ruolo, fu promulgata la Costituzione italiana.

Nell’immediato dopoguerra, i docenti che avevano vissuto come me , direttamente, l’esperienza del fascismo, della guerra e della liberazione avevano un obiettivo concreto: realizzare la ricostruzione della scuola alla luce della Costituzione. C’era tensione ideale e morale, la politica era una cosa seria. Nacque un movimento riformatore della scuola.

Un giorno, un mio amico mi disse che a San Marino si riunivano alcuni maestri un po’ strani…così ci andammo per quattro giorni. Lì ho conosciuto maestri come Quercioli, Bruno Ciari, Giuseppe Tamagnini, Aldo Pettini, Maria Luisa Bigiaretti…e attraverso l’incontro con questo gruppo, in pochi anni è cominciata la conoscenza del mondo del bambino.

Certamente non c’era la certezza che un lavoro scolastico tendenzialmente intuitivo portasse a dei risultati positivi. Per questo ci avvicinammo a personalità orientate verso la cultura scientifica, ad esempio Francesco Tonucci, Aldo Visalberghi, Raffaele La Porta, Andrea Canevaro, Tullio De Mauro, e altri.

Da una parte cominciammo a “liberare” il bambino facendolo parlare di sé, introducendo nuove tecniche didattiche come il testo libero, l’uso della stampa, la corrispondenza interscolastica, il calcolo vivente,ecc. ; dall’altro trovammo sostegno da parte della scienza, attraverso la teoria che il pensiero del bambino non cominciasse a scuola, ma fin dalla nascita. Così nacque e si sviluppò , attraverso una collaborazione fra persone autodidatte, questa ricostruzione culturale.

La particolarità che mi colpì del Movimento fu il concetto di dovere morale di cooperazione educativa: qualsiasi azione venisse compiuta, indipendentemente dal risultato, avevamo il dovere di comunicarla agli altri. Per questo motivo cominciai a documentare ciò che avveniva nella mia classe.

L’impostazione era questa: dare la parola ai bambini, ritornare su ciò che avevano detto se le cose non fossero state chiare, ricercare, ecc. Siamo arrivati a scoprire la fantasia dei bambini, cioè la capacità di trasformare con la loro immaginazione la realtà in favola. Parlo di una favola vera, non del tranello della fantasia come mera evasione.

Il MCE divenne piano piano un movimento di circa 6.000 su 27.000 insegnanti in tutta Italia che credeva nel rinnovamento della scuola come strumento fondamentale per il rinnovamento della società.

La scuola in una società democratica deve esprimere i valori su cui è fondata come strumento di crescita umana e sociale.

La Costituzione è la bussola, la guida da vivere quotidianamente a scuola e nella vita civile, se vogliamo costruire una società di alto livello etico.

Una scuola che accoglie tutti i bambini, in cui non ci sono scarti da perdere per strada ed allontanare, vuol dire che si prende cura di chi ha bisogno quindi è fondata sulla solidarietà e sull’aiuto reciproco. Una scuola che da loro la libertà di esprimersi come dice l’articolo 21 della Costituzione: “tutti hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero con le parole, con lo scritto e ogni altro mezzo…” , una scuola che stabilisce regole condivise perché vivere insieme richiede l’esercizio quotidiano del rispetto di regole che rendono possibile l’uso della libertà, una scuola che promuove la capacità di ciascuno attraverso una valutazione formativa, una scuola in cui il bambino abbia la possibilità di realizzarsi esprimendosi con tutti gli strumenti a disposizione.

Vorrei suggerire agli insegnanti di diventare veri educatori di bambini che vivono a scuola la loro prima esperienza sociale fra amici con i quali collaborare invece di competere. Una scuola di pace.

Ai giovani di oggi che chiedono una scuola nuova dico: noi avevamo nel cuore la legge unificante della Costituzione in un periodo di crisi nazionale drammatica come quello dell’Italia all’indomani della guerra mondiale e del fascismo.

La formazione professionale dei docenti capaci di organizzare il lavoro scolastico liberando le capacità espressive, logiche e creative dei bambini non è soltanto una questione pedagogica e burocratica, essa è prima di tutto urgente problema politico nel quadro di un risanamento morale dell’intera società.

Il cammino è una strada da percorrere insieme con tenacia, concretezza, passione, responsabilità, determinazione, competenza e divertimento.

E’ anche credere che i sogni si possono realizzare insieme: educatori, bambini e genitori.

Nel mio cammino ho avuto la sorpresa di scoprire che questo mestiere rendeva felici.

Vi ringrazio, vi saluto e vi auguro buon lavoro!”

Mario Lodi

Firenze 7 dicembre 2011

 

   
   
   
   
   




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