image

 Editoriali


I PASSI DELL'EDUCAZIONE per un armonia fra arte e scienza
III Convegno della RETE di cooperazione educativa 12 e 13 ottobre 2013

Se volessimo essere molto schematici e un po’ sbrigativi potremmo azzardare l’elaborazione di una semplicissima tassonomia degli educatori – ma la distinzione potrebbe essere applicata anche in altri ambiti – composta di due sole categorie: gli innalzatori di muri e i costruttori di ponti.

C’è chi tira su muri, che si vorrebbero molto alti e si pretenderebbero inespugnabili, separando i buoni dai cattivi, i colti dagli incolti, i destinati al successo dai votati alla catastrofe, i Pierini dai Gianni, direbbe don Milani.

C’è chi, invece, tenta giorno dopo giorno di mettere in collegamento competenze e abilità, sensibilità, disposizioni d’animo e predisposizioni a intelligenze di diverso tipo, convinto che solo l’incontro, lo scambio, la condivisione possano arricchire gli apprendimenti e la crescita complessiva.

Non c’è dubbio alcuno che Mario Lodi, in tutta la sua vita attiva di maestro, scrittore, pedagogista, educatore, sia stato e sia un grandissimo costruttore di ponti.

Fu proprio partendo da questa considerazione che, all’approssimarsi del suo novantesimo compleanno, che cadde il 17 febbraio 2012, un gruppo di amici e amiche cominciò a riflettere sul modo migliore non solo di fare i meritatissimi auguri al maestro Mario, ma anche di costruire una possibilità concreta per dar seguito pratico ai suoi insegnamenti.

L’idea di partenza si originò dal libro Mario Lodi maestro, curato da Carla Ida Salviati per Giunti editore, nel quale, tra un’intervista inedita e un magnifico apparato fotografico, si trova un’antologia di C’è speranza se questo accade al Vhò, il “diario di scuola” che Lodi aveva cominciato a tenere fin dal 1951, pubblicato in forma compiuta prima nel 1963 dalle Edizioni Avanti!, poi nel 1972 da Einaudi.

La considerazione che ne scaturì fu un parallelo tra la situazione educativa e scolastica che trovò nel secondo dopoguerra la generazione dei maestri e delle maestre come Mario Lodi, in particolare quelli e quelle che diedero origine al Movimento di Cooperazione Educativa, e quella attuale.

Differenti, certo, le condizioni economiche e quelle sociali: là un’Italia da ricostruire dopo la tragedia del fascismo e della Seconda guerra mondiale e un tasso di analfabetismo ancora molto alto; qui un Paese pienamente inserito nella dimensione europea e nella globalizzazione, con buoni livelli di scolarizzazione di base, anche grazie alle riforme che a partire dai primi anni Sessanta cambiarono in meglio la scuola e la società italiana.

Il parallelo era piuttosto sul piano culturale e, se è concesso l’uso di un termine forse desueto, morale. Come allora, ci si è detti, siamo di fronte ad una grande emergenza pedagogica: nuove necessità di alfabetizzazione (all’italiano, per i bambini e le bambine di altre lingue e culture, ad esempio; ma anche, per tutti, alle tecniche e ai linguaggi digitali) emergono in una fase nella quale alla crisi economica si accompagna la perdita di autorevolezza, di credibilità, di orientamento delle tradizionali agenzie educative (famiglia; scuola; parrocchie; gruppi strutturati etc.).

Non solo: oggi più di tempi addietro ha sostanza un percorso educativo per mezzo del quale i bambini arrivano alla scuola primaria già dotati di un patrimonio di conoscenze, abilità, competenze, nozioni e mappe cognitive – magari disordinato, ma certo non trascurabile – acquisito nella vita di relazione e nella frequentazione del ciberspazio. Il divario digitale, per esempio, ha almeno due dimensioni: quella socioeconomica, secondo la quale le condizioni di partenza hanno pesante influenza sull’utilizzo e l’alfabetizzazione ai nuovi media; quella generazionale, a causa della quale forse per la prima volta nella storia chi precede anagraficamente ha da imparare da chi segue.

Difficoltà e punti critici che possono spaventare o essere considerati come passerelle da attraversare per una condizione generale migliore. Alcuni si entusiasmano. Altri si disperano e definiscono questa situazione come senza ritorno. In questa temperie, tuttavia, si aveva la percezione dell’esistenza, in Italia, di moltissime realtà, singole o collettive, nelle quali l’azione educativa continua ad essere efficace e positiva.

Sono donne e uomini che si mettono insieme sotto le piccole ma tenaci insegne dell’impegno e del collettivo, indicate dal maestro Mario il giorno dei suoi 90 anni. Donne e uomini – mamme, babbi, insegnanti. Educatori ed educatrici – che hanno scelto di condividere un cammino per conoscere, far conoscere, mettere in comune i pensieri e le buone pratiche di cooperazione educativa che esistono in Italia.

Un movimento fatto da persone che hanno lo stesso obiettivo e lo stesso fine educativo: la formazione dei piccoli cittadini democratici in una scuola libera, dove le regole assimilate diventano gruppo; una piccola società in cui dall’egocentrismo si passa alla democrazia, alla conoscenza e all’applicazione condivisa delle leggi per migliorare la vita di tutti.

L’idea di costituire la Rete di cooperazione educativa C’è speranza se questo accade a… è partita proprio dalla necessità di mettere in collegamento fra loro e far conoscere anche ad altri queste persone e queste realtà.

Nel primo incontro nazionale – il 2 ottobre 2011 a Soave, in provincia di Verona – abbiamo per esempio imparato che c’è speranza se questo accade in via Anelli a Padova, dove dirigente scolastica e maestre della scuola primaria Giovanni XXIII lavorano con grandissimi risultati nella scuola più multietnica che si possa immaginare.

Oppure l’anno successivo – 20 e 21 ottobre 2012 a Sestri Levante, in provincia di Genova, nel secondo incontro nazionale che aveva per titolo Il tempo dell’educazione – abbiamo visto come c’è speranza se questo accade ad Aulla, terra colpita da alluvione e terremoto, nella quale i bambini e le bambine hanno rielaborato assieme agli adulti gli spaventi e i traumi.

Sono solo due esempi fra i molti possibili, i quali comunque non rappresentano che la minima parte di quelli che si potrebbero trovare in un viaggio attento e partecipe attraverso l’Italia che educa. Più di venti associazioni – dal Movimento di Cooperazione Educativa al Centro Documentazione Handicap di Bologna, dallo stesso comune di Sestri, prima realtà amministrativa a farlo, all’Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani, alla Scuola del Fare di Castelfranco Veneto – e oltre seicento singoli hanno finora aderito alla Rete.

Il terzo incontro nazionale si terrà sabato 12 e domenica 13 ottobre nei comuni della cintura padovana di Cadoneghe e Vigodarzere, zona medio Brenta, in collaborazione con il Festival della Lentezza. Il titolo I passi dell’educazione. Per un’armonia tra arte e scienza, è stato suggerito dallo stesso Mario Lodi.

Sabato 12 ottobre mattina, all’auditorium “Ramin” di Cadoneghe, si confronteranno sul tema dell’incontro Francesco Tonucci, Roberto Pittarello, Mariapia Veladiano e Carla Ida Salviati.

L’incontro si sposterà quindi presso gli spazi comunali e di una scuola di Vigodarzere. Nel pomeriggio i partecipanti avranno modo di scegliere fra tredici laboratori operativi, che vanno dall’arte e la scienza del maternage nei primi mille giorni di vita di un bambino o di una bambina alle relazioni adolescenziali.

Domenica 13 mattina saranno a disposizione tredici gruppi tematici, dall’arte del bambino all’identità di genere, da un tema difficilissimo come l’esperienza della morte all’insegnamento delle lingue in zone di frontiera sociale.

Il pomeriggio, a conclusione e per l’appuntamento verso l’incontro 2014, Le ore dell’arte in valigia: nel parco comunale di Vigodarzere si esibiranno burattinai, giocolieri, attori e attrici, musicisti, tipografi, fotografi e altri. Gente, cioè, che si porta dietro la propria arte così come la lumaca, quella ricordata nella pedagogia di Gianfranco Zavalloni, il dirigente scolastico e artista prematuramente scomparso un anno fa.

Dalla Casa delle Arti e del Gioco (www.casadelleartiedelgioco.it) , associazione che Mario Lodi ha fondato nel 1989, hanno avuto origine l’idea e la pratica di un movimento di donne e uomini che hanno a cuore l’educazione. Un progetto che si può dire a pieno titolo politico, se si vuole intendere la politica come arte e scienza – anch’essa – di governare le città abitate da donne e uomini e bambini e bambine, orientando i fini e disponendo i mezzi per raggiungerli al bene e al benessere comune.

Carlo RIDOLFI

 

 

Commento pieghevole del convegno   
Commento programma del convegno   
Commento scheda di iscrizione I PASSI DELL'EDUCAZIONE word   
   
   




Prossime:
I PASSI DELL'EDUCAZIONE per un armonia fra arte e scienza
di Carlo Ridolfi

Precedenti:
LIBRI DELLA PAURA O DEL CORAGGIO?
Editoriale di gennaio 2000
LA CITTA' E L'ARTE. PROPOSTA AI SINDACI
Editoriale di aprile 2000
LA PAGINA DEI BAMBINI
Editoriale di luglio 2000
UNA RETE DI QUALITA' SENZA PUBBLICITA'
Editoriale di agosto 2000
RIFORMA DELLA SCUOLA, RIFORMA DEI CICLI
Editoriale di novembre 2000

image
© Copyright 2005 Mario Lodi / Info cookie