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QUANDO I MAESTRI S'INCONTRANO
di Carlo Ridolfi

QUANDO I MAESTRI S'INCONTRANO

da NOTE MAZZIANE n. 4 ottobre-dicembre 2012 

Il 10 novembre 1871, nel villaggio di Ujiji, sulle sponde del lago Tanganica, nell’Africa orientale, il giornalista inglese Henry Morgan Stanley, partito da Londra nel 1869, incontra il medico, missionario ed esploratore David Livingstone, che non dava più notizie di sé da tre anni, e lo saluta con l’impeccabile e famosissima frase: «Doctor Livingstone, I presume».

Cento anni dopo, nel marzo del 1971, Vittorio De Seta scrive sulle note di lavorazione del suo film Diario di un maestro: «Vado a trovare Mario Lodi, a Piadena. Un uomo straordinario»1.

Noi non lo sappiamo. Nessuno di noi lo può sapere. Ma ci piace immaginare che esistano dei fili invisibili che favoriscono l’intreccio tra vite e persone e anime e menti e sensibilità.

Vittorio De Seta nasce a Palermo, il 15 ottobre 1923, da una famiglia calabrese di nobili origini. Nella Seconda guerra mondiale presta servizio come ufficiale di marina, poi il rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò gli costa l’internamento in un campo di prigionia in Germania dal 1943 al 1945.

Dopo la guerra va a Roma e si iscrive ad architettura, cominciando nel frattempo ad interessarsi della pratica cinematografica. Esordisce come aiuto regista nel 1953 in una coproduzione italo-francese (Vacanze d’amore,Le village magique, con Lucia Bosè, Walter Chiari, Domenico Modugno), di cui scrive anche la sceneggiatura con Vitaliano Brancati. Il regista è Jean-Paul Le Chanois, che nel 1949 aveva realizzato un magnifico film, L’Ecole buissonière, con Bertrand Blier, dedicato alla vita e all’opera di Célestin Freinet, il maestro elementare francese al quale molto si ispirarono il Movimento di Cooperazione Educativa e Mario Lodi. (E Le Chanois diresse nel 1958 anche una delle più belle versioni cinematografiche de I Miserabili, con Jean Gabin).

All’inizio degli anni Settanta, Vittorio De Seta comincia ad occuparsi di scuola. Lo sceneggiatore Ugo Pirro gli consiglia di leggere Un anno a Pietralata, il racconto del maestro Albino Bernardini sul suo lavoro alla periferia di Roma.

Il regista decide di trarne un film, si documenta (legge Freinet, don Milani, Mario Lodi), incontra maestri e insegnanti (Lina Ciuffini, Alberto Alberti, Maria Luisa Bigiaretti, Alberto Manzi, don Roberto Sardelli). Da grandissimo regista, qual è, capisce che dovrà pensare ad un film particolare.

Scrive:

«Mi rendo conto come non avrebbe senso girare il film con una sceneggiatura. La scuola nuova, “attiva”, “creativa”, si propone soprattutto di liberare, esprimere la personalità del fanciullo, si ispira alla vita e non ai libri, agli spunti offerti dalla cronaca, dall’ambiente e non alla vecchia scuola nozionistica fatta di nomi, di date da imparare a memoria. La scuola nuova abolisce il vecchio rapporto autoritario tra maestro e alunni e trasforma il maestro in un collaboratore, in un coordinatore e nient’altro. Come si potrebbe realizzare tutto questo, in modo convincente, mettendo nelle mani dei ragazzi un copione da imparare a memoria? (…) Sarebbe assurdo, contraddittorio, pazzesco. Per questo metto da parte il libro di Bernardini. La sua è stata un’esperienza vissuta. Il mio film dev’esserlo altrettanto. Sento che l’unico modo per realizzarlo è “vivere”, filmare dal vero, un’autentica esperienza pedagogica»2.

E’ così che De Seta arriva a collaborare con Francesco Tonucci, psicologo e pedagogista del CNR, che gli farà da consulente per la sceneggiatura. Attraverso Tonucci incontra Mario Lodi, al quale chiederà persino di interpretare la parte del protagonista. (Qualche anno prima, su Vie nuove, in un articolo intervista a Mario il giornalista aveva scritto «Che faccia da attore ha questo maestro!»). Mario non accetterà – Piadena ha perso la possibilità di avere un divo nel cinema, ma si è garantita la prosecuzione del lavoro di un grande maestro. Diario di un maestro, col bravissimo Bruno Cirino come protagonista, viene trasmesso in quattro puntate nel 1973, con una media di 15 milioni di telespettatori a puntata. (E sul comodino del maestro Bruno si intravedrà per un momento Il paese sbagliato).

Lo straordinario successo dà a De Seta idee e impulso per la realizzazione di una nuova serie di documentari. Si intitoleràQuando la scuola cambia. Quattro puntate. Le prime tre trasmesse il 10, 17 e 24 aprile 1979. La quarta mandata in onda successivamente, all’interno del programma Scatola Aperta.

I quattro documentari sono Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua, dedicato alla figura del maestro Carmine De Padova, che insegnava a scuola e doposcuola in una isola linguistica albanese a San Marzano di San Giuseppe, vicino Taranto; I diversi, che racconta l’inserimento di quattro bambini disabili nelle scuole della provincia di Lecce; Lavorare insieme non stanca, che descrive il bellissimo lavoro della maestra del MCE Caterina Foschi Pini in una scuola sperimentale nel quartiere Gorla di Milano.

Il primo di questi documentari è Partire dal bambino. Mario Lodi, in bicicletta e nella nebbia, pedala verso la scuola del Vho di Piadena.

E’ un film bellissimo.

Bellissimo sul piano cinematografico, perché la macchina a mano – a volte azionata da quel straordinario direttore della fotografia che è Luciano Tovoli, a volte dallo stesso regista – pedina con l’occhio del documentarista attento e ispirato il lavoro quotidiano del maestro e dei bambini e delle bambine.

Bellissimo sul piano pedagogico, perché gli inserti in cui Mario Lodi parla direttamente dei princìpi che ispirano il suo metodo di azione sono ancor oggi una insuperata e attualissima lezione di pratiche che vorremmo vedere in ogni scuola.

Bellissimo sul piano umano, perché – ad esempio – la straordinaria lezione di educazione sessuale messa in atto da uno di quei maestri di vita che Mario chiamava a scuola (un contadino con una coppia di rospi in amore) o la discussione fra i bambini e le bambine su un tema difficilissimo per tutti, come la morte di un parente, sono momenti in cui all’intensità della ripresa cinematografica si aggiunge l’emozione della vita.

Vittorio De Seta muore il 28 novembre 2011 a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro. Dal 1954 al 2006 (il suo ultimo titolo è Lettere dal Sahara) ha realizzato ventiquattro film, tra corti e lungometraggi.

Carlo RIDOLFI

1 Film per la tv. “Diario di un maestro” di Vittorio De Seta. Appunti del servizio stampa n. 52, Rai Radiotelevisione Italiana, 1972.

2 Film per la tv…V. nota 1


 

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