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 Editoriali


I PRIMI 90 ANNI DI MARIO LODI
di Francesco Tonucci

I primi 90 anni di Mario Lodi


A dicembre scorso ero a Firenze, all'Assemblea straordinaria per il 60° anniversario del Movimento di Cooperazione Educativa, che ha nominato Mario Lodi Presidente o norario. Ma Mario non era presente.

Il 17 febbraio ha compiuto 90 anni, ma ha chiesto che quello fosse un giorno di riflessione e di silenzio.

Domenica 19 invece lo abbiamo festeggiato, una ventina fra amici e parenti, nella grande cucina della sua bella casa nella campagna padana.
Abbiamo giocato una speciale tombola con i sui cento libri, abbiamo ricordato esperienze vissute insieme, mangiato prodotti tipici e alla fine Mario ha spento la candela dei 90 anni e tagliato la torta.

Ad una giornalista che lo ha intervistato alla vigilia del suo compleanno, che gli chiedeva un bilancio sulla scuola di oggi dopo tanti anni di proposte e di lotte, risponde triste: “Non è nata la scuola che avevamo in mente. Se mi volto indietro, se penso al nostro lavoro di quei decenni, mi sembra tutto vanificato. Oggi è prevalsa la scuola tradizionale, un modello competitivo che somministra nozioni e dà la linea”.

Un mese prima del compleanno si è attivato un passa parola per invitare gli amici italiani, spagnoli, argentini, che avevano conosciuto Mario, a scrivere, in epoca di Internet, un augurio con una lettera di carta, portata dal postino.
Quel giorno a casa di Mario c’era una cesta piena di lettere dall’Italia, da Barcellona, Santander, Tenerife, Granada, e dopo pranzo le abbiamo lette e quelle spagnole tradotte.
Le poche frasi di quelle lettere che riporto qui sotto, dimostrano che probabilmente la tristezza di Mario sulla situazione della scuola di oggi, che personalmente condivido, dimostrano però che c’è, in questa scuola affaticata, disorientata e delusa, una forza nascosta, un desiderio latente che i responsabili della scuola dovrebbero voler e saper utilizzare e che Mario ha grandi meriti su questa presenza positiva nel nostro e in altri Paesi.

“Per noi sei l’esempio di come si possono spingere al massimo le potenzialità che il destino assegna: il massimo della qualità didattica pur vivendo in luogo decentrato e apparentemente semplice, il massimo di significato pur trattandosi di bambini piccoli e apparentemente ingenui, il massimo di efficacia formativa pur presentandoti con modestia e ‘naturalezza’”.

“Ho fatto la tua stessa scelta a Napoli, nei Quartieri Spagnoli, anch’io nella convinzione che la democrazia, la dignità, la giustizia…si costruiscano lavorando con i bambini; prendendoli sul serio e facendo con loro cose serie. Grazie perché il tuo esempio e le tue idee hanno contribuito a farmi amare il mio mestiere”.

“In un’occasione così speciale vorrei porgerle un ricordo a me carissimo: il suo incontro con Loris Malaguzzi qui a Reggio Emilia e poi a Piadena per progettare insieme una scuola migliore per tutti i bambini”.

“Grandi auguri a un maestro che ha illuminato il lavoro delle nostre aule. Gli strumenti didattici che ci hai fatto conoscere sono stati fondamentali per il rinnovamento della scuola spagnola, dopo la lunga notte del franchismo. La tua maniera diretta di raccontare la vita quotidiana della scuola, di comunicare una pratica che suscita illusione, di inculcare consapevolezza di responsabilità e di studio, lavoro cooperativo, dignità del della professione dell’insegnare, e specialmente l’onestà, il rispetto, la semplicità e a volte il rigore (propri di un grande maestro), sono stati per noi grandi e profonde lezioni. Abbiamo imparato molto dalla tua esperienza e dai tuoi libri”.

“Per tutti/e noi, caro Mario, tu sei stato e continui ad essere un punto di riferimento nel nostro lavoro nella scuola. I più anziani hanno cominciato con te, traendo forza e trovando conferma nel tuo modo di fare scuola attento ai ragazzi e attento alla loro relazione con il mondo che li circonda, sempre pronto ad accogliere i loro pensieri e le loro emozioni espresse nelle diverse forme artistiche, sempre attento alla necessità di formare cittadini e cittadine di una società più giusta e democratica”.

“Continuiamo a credere nell’importanza dell’ascolto, della valorizzazione di ogni persona, bambini ed adulti, nonché nella cooperazione, valori che sentiamo presenti nei principi fondamentali della nostra Costituzione”.

“Gli auguri sono un ringraziamento per ‘tanto’ che ci hai regalato. Ho qui davanti un tuo piccolo dipinto, delicato e lieve. Un sospiro. Grazie! Che bello vivere sapendo che ci sei, caro Mario”.

“Ti volevo fare tantissimi auguri e ringraziarti per essere stato, anche se per poco, il miglior maestro della mia esperienza scolastica” (un ex bambino che ha avuto la fortuna di passare una settimana nella classe di Mario Lodi).

Se tutto questo è vero allora si può sperare che oltre il momento di crisi e di incertezza che la scuola dei nostri Paesi sta vivendo si possa sperare in una rinascita, in una nuova generazione di maestri che ritrovi la forza e la speranza che tante persone hanno trovato nelle parole e nei libri di Mario Lodi. Possiamo ancora una volta ripetere il titolo del suo primo libro di esperienze: “C’è ancora speranza se questo accade…”

Prima di lasciarci, domenica 19 febbraio, Mario ha preso la parola e ci ha detto: “Voglio lasciarvi due parole, due idee: impegno e collettivo”. Ancora un monito ad un compromesso profondo, coerente e a vivere insieme, in uno spirito di cooperazione educativa la professione più bella e difficile del mondo.


Francesco Tonucci

26 febbraio 2012

 

   
   
   
   
   




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