Carla Penati
maestra di scuola primaria e formatrice
Il mio primo incontro con Mario Lodi è avvenuto negli anni ’70 quando ho cominciato a leggere i suoi libri. In particolare, il diario scolastico Il paese sbagliato mi ha fatto incontrare con la sua visione educativa. Mario mi ha aperto lo sguardo sul mondo infantile, da lui così ben raccontato e documentato. Con grande rispetto Mario faceva emergere la cultura, le idee, l’immaginario di ciascuna bambina e bambino della classe, dando voce e riconoscendo capacità di pensiero e di fantasia a tutti, nessuno escluso.
Leggendo tutti i diari scolastici e le storie inventate e scritte insieme ai suoi alunni mi sono interessata sempre più della sua proposta educativa. Mario ha suscitato in me una grande motivazione verso quella che sarebbe diventata la mia professione e un interesse profondo verso il mondo dell’infanzia, in quegli anni ancora poco considerato.
Nei primi anni di insegnamento ho cercato di esplorare e valorizzare la cultura infantile seguendo la strada indicata da Mario, con entusiasmo e grande impegno, cercando di produrre un cambiamento nella scuola tradizionale. Ho seguito le metodologie che Mario sosteneva e suggeriva: la conversazione giornaliera, il giornalino di classe, la corrispondenza interscolastica, la pittura, il disegno, il canto, la drammatizzazione, il racconto di storie, le uscite nel territorio vicino e lontano per osservare l’ambiente, studiare il lavoro dell’uomo, conoscere il Paese e la sua storia.
Ho partecipato ai corsi autogestiti a fine estate del GAP (Gruppo di Aggiornamento Permanente del nord-est di Milano) confrontandomi con altri maestri sulle finalità della scuola, ricercando metodologie nuove, producendo materiali didattici più adeguati al contesto culturale e sociale in alternativa ai libri di testo.
L’incontro vero con Mario è avvenuto grazie a due amici del GAP, Gioacchino Maviglia e Aldo Pallotti. È stato per me un momento speciale perché Mario rappresentava il mio modello di educatore, il Maestro che aveva dato un senso e un orientamento alla mia azione educativa e sociale. Ciò che mi ha subito colpito di lui, oltre alle competenze pedagogiche e artistiche, è stato il suo cortese modo di ascoltarmi, il dialogo che con me ha saputo costruire restituendo valore a ciò che gli raccontavo, aprendo un rapporto basato sulla reciprocità. Si è interessato alle mie esperienze scolastiche incoraggiando le mie scelte, in particolare quelle che più corrispondevano alle mie competenze, ai miei interessi, al mio modo di essere.
La nostra conoscenza si è approfondita negli anni successivi con significative collaborazioni. Ho partecipato con emozione alla fondazione de La Casa delle Arti e del Gioco ed è stato questo un momento speciale della nostra comune storia.
I ricordi delle esperienze vissute con lui mi sono cari e sono tutti ugualmente importanti per me. Provo sincera riconoscenza verso di lui e lo ringrazio per ciò che mi ha trasmesso, per tutto ciò che ha con me condiviso.
Ricordo la delicatezza e la sensibilità dimostrate nelle relazioni professionali e amicali, che sono diventate facilmente un tutt’uno, la sua volontà di recepire e far emergere, nei piccoli come negli adulti, il meglio e la profondità di ciascuno.
Ricordo con ammirazione la sua attenzione nel rispondere ai bisogni di crescita e sviluppo del bambino, nel considerare il bisogno di formazione più che di valutazione che per lui corrispondeva alla necessità di conoscere e comprendere la storia di ciascuno. Mario è riuscito a ribaltare la visione tradizionale della scuola fondata sui voti, smascherando le disuguaglianze, evidenziando i privilegi di chi rispondeva ai livelli di apprendimento richiesti e denunciando la riduzione della dignità di chi non otteneva gli stessi risultati.
Ricordo il suo genio creativo nell’utilizzare l’arte per esprimere e comunicare un punto di vista sulla realtà e sulla vita, per trasmettere messaggi positivi, di speranza e di spinta verso l’impegno sociale. Le sue mostre di pittura hanno un valore pedagogico e artistico inestimabile.
Ricordo le parole che ha rivolto a me e ad Anna Valera alla Casa delle Arti e del Gioco a Drizzona, dopo aver assistito allo spettacolo teatrale Sogni in una bolla della nostra classe: “Dovete raccontare la vostra esperienza, dovete continuare con il teatro educativo a scuola!”.
Grazie al suo incoraggiamento e sostegno, io e Anna abbiamo scritto Il gioco del teatro e Il teatro bambino (Ed. La Meridiana, 2012) e Mario ci ha donato una bellissima prefazione.
Ricordo i corsi di aggiornamento a Drizzona, punto di incontro di maestre e maestri motivati e colmi di ideali educativi, in cerca di percorsi scolastici possibili. Molte sono state le riunioni di studio e di elaborazione pedagogica organizzate con i membri della Casa delle Arti e del Gioco. Resta indimenticabile la settimana trascorsa sull’Appennino con Mario e altri amici a discutere e progettare una innovativa e coerente visione educativa della scuola. La natura intorno ci sollecitava a credere e sperare nel futuro, la condivisione ci spronava nel lavoro e suscitava progetti di percorsi e di cambiamento.
Ricordo con affetto gli incontri attorno al grande tavolo della sua cucina insieme a tutta la famiglia: la moglie Fiorella accogliente e allegra, la figlia Rossella dolcissima pittrice e poetessa, la figlia Cosetta e il marito Pier Attilio attivi e coinvolti nell’Associazione.
E infine ricordo le esplorazioni dell’ambiente naturale intorno a Drizzona. In estate Mario spostava la sede delle riunioni, ci accompagnava sulla riva al fiume Oglio e lì, seduti sull’erba, osservando gli uccelli in volo, ascoltando il canto delle cicale e dell’acqua che scorreva lenta, discutevamo di progetti e di sogni da realizzare.
Così ricordo Mario Lodi, il grande Maestro che ha messo al centro della scuola il bambino intero, rispettandolo.