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Ingelise Holmelund

pedagogista


Copertina de Il mondo 1 in edizione danese.

Agli inizi, metà degli anni ’70, ho avuto l’occasione, anzi l’onore, di partecipare più volte agli incontri del gruppo della Biblioteca di Lavoro nello studio di Mario Lodi a Piadena, uno studio che non lasciava nessun dubbio sui temi che venivano trattati lì dentro, pieno com’era della produzione creativa dei ragazzi della scuola di Vho in forma di grandi, meravigliosi e dettagliati dipinti colorati.

Ero capitata lì non proprio per caso ma quasi, essendo amica di uno dei membri del gruppo, Francesca Colombo. Era un’esperienza meravigliosa di cui non conoscevo ancora la portata, di cui non mi immaginavo il significato profondo che avrebbe avuto su di me. Venivo dalla Danimarca, avevo studiato l’italiano ma ero completamente inesperta e abbastanza ignorante in materie pedagogiche.

Ma che scuola che feci, che finestre che si aprirono, che aria nuova che si respirava! Mario Lodi, Gianni Rodari, Francesco Tonucci, Francesca Colombo, l’editore di Firenze Luciano Manzuoli, tutti intorno al tavolo. Non mi ricordo oggi il contenuto dei tanti e lunghi discorsi che duravano giorni interi, quel che mi ricordo come se fosse ieri era l’atmosfera vibrante, appassionata, le discussioni accese, l’entusiasmo, la dedizione profonda, la convinzione, la voglia, i sogni di riuscire a capovolgere le sopraffazioni del sistema, il coinvolgimento personale, umano, politico nella visione di un mondo migliore, di una scuola migliore basata sulla libertà del bambino con il bambino al centro, la sua libertà espressiva, i suoi diritti di partecipare in un dialogo democratico sin dall’inizio.

Queste forti spinte e ispirazioni mi portarono alcuni anni dopo a presentare in Danimarca Il Mondo 1 di Mario Lodi (gli editori erano restii a pubblicare libri più lunghi!), scrissi diversi articoli sul MCE e nel 1987 tradussi La grammatica della fantasia di Gianni Rodari. Purtroppo il mondo pedagogico danese non ha mostrato un interesse particolare allora.

Oggi sono passati quasi 50 anni, un’eternità e un cambiamento radicale della società, delle condizioni di vita dei bambini. Mi sto immaginando: che cosa succederebbe se si invitasse tutto il gruppo a un simposio su interventi pedagogici oggi nel 2022? Con quale analisi e con quale “diagnosi” partirebbero? Sarebbe davvero interessante ascoltare – e non più soltanto come una mosca sulla parete.

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