Chiara Biagi
maestra e socia fondatrice Casa delle Arti e del Gioco
Quando mio marito è tornato a casa e mi ha detto di aver lavorato con la moglie di Mario Lodi e che eravamo invitati a casa sua la successiva domenica pomeriggio, non ci potevo credere e continuavo a chiedere: “Ma sei proprio sicuro che si tratti dello stesso Mario Lodi?”.
Eravamo nella primavera del 1978, io non avevo ancora finito l’università ma facevo già delle sostituzioni come maestra e cercavo, con tutto l’entusiasmo tipico della giovinezza, di mettere in pratica quello che avevo letto nei suoi libri: C’è speranza se questo accade al Vho, Il paese sbagliato e Insieme.
Si può immaginare con che emozione, ma anche timore, sono entrata in casa di Mario per scoprire subito come era facile entrare in sintonia con lui e sentirsi a proprio agio. Scoprire poi che eravamo nati nello stesso giorno mi è sembrato proprio un segno!
Ci siamo visti molte volte da allora, abbiamo parlato tantissimo di scuola naturalmente, ma non solo, mi piaceva ascoltarlo raccontare della sua vita, ascoltarlo progettare e riprogettare la “Casa delle Arti e del Gioco”, del cui gruppo fondativo ho avuto l’onore di far parte, mi ha dato preziosi consigli didattici ed è venuto nelle mie classi per incontrarsi con i miei alunni.
Alcuni spunti/idee che hanno fatto la differenza professionale che devo a Mario sono:
- l’ascolto attento e accogliente dei bambini che poteva portare anche a un cambio radicale del lavoro che avevo preparato;
- il favorire in tutti i modi la collaborazione tra gli alunni;
- il giornalino di classe costruito dai bambini e stampato come un vero giornale fin dalla classe prima, anche quando, con l’avvento dei moduli, ero l’insegnante di matematica (ho quasi sempre trovato la piena collaborazione di brave colleghe di italiano);
- un progetto di arte al quale ho avuto la fortuna di partecipare con lui in una scuola dell’infanzia e che poi ho adattato per anni alle mie classi;
- la sua storia di pace Il lupo della prateria che ho messo in scena molte volte in classi diverse.
Ricordi personali:
- Una domenica pomeriggio a casa mia, mentre i nostri rispettivi coniugi parlavano di sanità sono riuscita a farmi raccontare il seguito di Il corvo (allora non era ancora uscito, ma ci stava già pensando).
- Mi ha convinta a leggere Guerra e pace (io non l’avevo ancora affrontato perché mi sembrava troppo lungo) dicendomi: “… non è un libro da leggere d’un fiato, lo metti sul comodino e ti accompagna per tutto l’inverno…”, da allora mi ha “accompagnata” almeno tre volte ed è rimasto uno dei miei libri preferiti.
- Una volta, a tavola Mario raccontava che stava tenendo un corso per insegnanti e faticava a far comprendere che i disegni espressivi dei bambini sono sempre “giusti”, non si può intervenire, o giudicarli, diverso è se si parla di insegnare qualche tecnica. C’era anche il mio primogenito di 4 anni che frequentava il secondo anno di scuola dell’infanzia che ascoltava in silenzio. Il giorno dopo il bambino, arrivato a scuola, ha preso un foglio e un colore, ha fatto alcuni segni, l’ha portato alla maestra dicendo: “È giusto, tutti i disegni dei bambini sono giusti, l’ha detto Mario Lodi”. Le maestre mi hanno raccontato piccate questo episodio e così ho scoperto che proprio in seguito a un disegno strappato dalla maestra, il bambino si rifiutava di disegnare da circa due mesi. Credo che Mario abbia sicuramente salvato il suo futuro scolastico e forse anche quello personale.
Intorno al piccolo paese di Trecase c’è una grande prateria piena di fiori. I bambini di Trecase però, su quell’erba fresca non erano mai andati a giocare perché i vecchi dicevano che nella prateria c’era un lupo cattivo…
Mario Lodi