img-header-sezione-Mario-lodi-radioBN

Tiberio Rosa

ex alunno


Caro Maestro,

ti stiamo festeggiando nel centenario della tua nascita. Un secolo. Impossibile mi dico! Poi rammento che ormai ho superato da tempo il mezzo secolo anch’io e sono prossimo al tredicesimo lustro. Tempus fugit, i ricordi affiorano lentamente di quando ero poco più che infante e cominciavo a rapportarmi con la vita, perché come sostenevi, più o meno, “senza istruzione la vita sfugge”. Non che la vita trascorsa alla fine abbia avuto risvolti tragici, tutto sommato quell’ottimismo conclamato, infuso quando la pianta era ancora un fuscello mi ha sempre accompagnato. Di questa leggerezza del vivere devo esserti grato perché il tuo insegnamento ha intriso in me una certa positività data dall’onestà ideologica, così come hai addossato un certo fardello. Entrambi questi valori si associano, si intrinsecano perché alla fine hai insegnato la responsabilità di essere persone. Lo stesso valore che i miei genitori cercavano di incutermi sempre, come un mantra, ma ahimè, non ascoltavo loro più di tanto, poi è arrivato il tempo della scuola elementare, la tua scuola, che ha permesso ad un testone come me di assimilare certi valori. La figura del maestro riconosco ora che è essenziale. Certo non era facile cercare di spiegare il programma ministeriale a dei bambini rumorosi e se vogliamo anche entusiasticamente indisciplinati. Non sono mai riuscito a capacitarmi, da adulto, come riuscivi a non arrabbiarti mai quando, durante le tue spiegazioni, ti interrompevamo sempre, facendoti mille domande, come ottenevi sempre la nostra attenzione sugli argomenti esposti, perché da quelle nostre domande riuscivi a tirare fuori dalle nostre menti la partecipazione più diretta alla lezione e sembrava quasi che la lezione la facessimo noi, una lezione collettiva, dove ognuno metteva un tassello, un pezzo di quel mosaico che poi era la nostra classe. Non sono ricordi nostalgici, sono valutazioni di come hai fatto maturare in noi la responsabilità della scelta. Scegliere vuol dire pensare, anche alacremente, trovare percorsi alternativi e poi scoprire quello che sembra il migliore, consapevole che lasci perdere l’alternativa e anche quella aveva del positivo.

Non sono parole vuote, perché poi, nel proseguo degli studi, essere stato alunno del Maestro Mario Lodi, veniva visto come un’innovazione da seguire e sviluppare piuttosto che una linea da interrompere perché irridente e pericolosa.

Devo ringraziarti, poi termino questa mia, perché da piccolo mi hai insegnato a capire i miei demoni. Ricordo in particolare la lezione di lettura e commento dell’art.11 della Costituzione, quando tutti noi scolari eravamo contro la guerra e affermai che nel nostro cuore tutti noi la odiavamo e non l’avremmo mai sostenuta: incalzandomi con leggera provocazione, in prospettiva eventuale di dover difendere i miei genitori affermai che avrei fatto di tutto: mi dicesti quindi che nonostante quanto affermato a favore di una perenne idea di pace dentro di me covava comunque la possibilità della violenza, dentro ogni persona esiste anche il contrario di quanto si afferma e dimostrandomi questa tesi, soltanto con quello che ora definisco il libero arbitrio, avrei potuto affrontare scelte anche difficili ma di crescita interiore. Da allora ho capito che il rispetto delle persone, delle altrui idee è fondamentale, anche se la nostra convinzione di essere nel giusto è radicata. Questo è stato anche un fardello, vivere in una società che esalta certi valori che non limitano l’egoismo, esaltano l’individualità a scapito della collettività. Tanti episodi di quegli anni sono stagliati nella mente ed oggi, a bocce ferme, devo riconoscere che hanno posto le basi per diventare quello che sono oggi.

Spero, caro Maestro, che il tuo esempio, la tua dedizione nel mandato svolto, abbia raggiunto tanti adepti, persone che come hai fatto tu, riescano a formare un mondo migliore, perché la famiglia e l’insegnante, insieme, aiutano la formazione dei piccoli a diventare piano piano adulti. Ti sono grato di tutto quello che mi hai trasmesso e penso che tutta la marea di alunni che hanno avuto la fortuna di conoscerti siano oggi con me a festeggiarti, insieme alle loro famiglie, perché quei semini che hai piantato sono diventati un bosco florido.

Con affetto e deferenza,

Tiberio Rosa

Scuola di Vho, maestro Mario Lodi, ciclo scolastico 1964-1969
Pubblicato il: