
La collaborazione con “A&B”.
Sul giornale diretto da Lodi, Lucia, dal 1985 al 1988, tiene la rubrica “Storie inventate” in cui propone “un colloquio sui libri per ragazzi e su tutto quel che i bambini vogliono sapere e comunicare.” Nella prima puntata si presenta così ai lettori: “Ciao bambini. Io sono una che scrive per voi. Ho scritto tanti libri e forse qualcuno lo avrete letto. Quando mi viene l’idea scrivo anche racconti brevi, come quelli dell’anatra Quac Quac. Se vi piace, bene. Se non vi va, ditemi perché. Ditemi che cosa vi piace leggere. Noi scrittori abbiamo bisogno di sapere che cosa desiderate, per scrivere cose che vi piacciono. E mandatemi le vostre storie inventate, nelle quali c’è sempre un po’ della vostra vita. Così imparo a conoscervi. Siamo qui per questo: per parlare di noi, della realtà e dei sogni, della felicità e dei dolori, come fanno gli amici davanti a un caminetto acceso. ‘A&B’ servirà per stare insieme, anche se siamo lontani. […]. Attendo le vostre storie e le vostre lettere e vi saluto con affetto. Lucia”.
Nel 2019 chiedemmo a Lucia Tumiati una testimonianza di quella esperienza da pubblicare nel libro “A&B La parola ai bambini” in cui si ricostruisce la storia del giornale (2019, Ed. Casa delle Arti e del Gioco
La riportiamo qui:
Cara Cosetta, mi chiedi di ricordare un poco qualcosa su “A&B”, giornale nel quale ho lavorato con tanto piacere con tuo babbo. Su “A&B” ricordo solo alcune cose, per me poetiche e fondamentali.
Ricordo di essere venuta a Piadena in macchina con Manzuoli, amico da sempre. Passati gli Appennini ho scoperto nella valle i campi di soia, per me sconosciuta. Sono veneta e ai miei tempi nei campi c’era solo frumento e granoturco, invece quei campi verdi erano pieni di farfalline bianche. Una scoperta poetica… Poi l’arrivo a casa tua e credo di aver dormito nel tuo letto. Chissà quante benedizioni mi avrai mandato… Eri una simpatica bimbetta… Il lavoro per “A&B” e per la Biblioteca di Lavoro mi pare fossero gli argomenti di quei due giorni, e io cominciavo ad entrare nell’impresa. Ma la cosa più bella di quel lavoro, non so se siano state le mie risposte ai bambini, per me è stato fondamentale capire la fantasia dei bambini e come meglio potevo aiutarli, sia rispondendo loro sulle pagine del giornale, sia per il mio personale lavoro. Poi oltre ai bambini ho iniziato anche a scrivere, rispondere, anche solo personalmente, con vari maestri che risultavano particolarmente intelligenti e moderni. Per me è stata una scoperta, con due di loro son tutt’ora amica e in confidenza (una maestra in Piemonte, una in Sardegna). Con tuo babbo invece è stato un rapporto bellissimo e costruttivo. Io venivo da una vita dura ma soddisfacente (guerra, mamma ebrea, resistenza), poi un rapporto invece amaro con alcuni insegnanti dei miei figli, così essere certa che esisteva un diverso mondo scolastico e umano mi ha aiutato a crescere “dentro”. Con tuo babbo, così attento, sensibile, poetico, ma intransigente (come me…) quando è venuto a Firenze, siamo andati assieme a una intervista nella sede TV, mi pare fosse a proposito dei libri sì-libri no di testo, in classe. Poi, con mio marito che era geografo, so che Mario si fece dare dei consigli per qualcosa da dire ai bambini su “A&B”: un viaggio, una scoperta, non ricordo bene, so che si divertirono a progettare qualcosa di geografico.
Potrei dire altre cose su tuo babbo, la solidarietà mostrata sempre nei miei riguardi, per esempio.
Quanta storia, Cosetta, quanti amici che non ci sono più, quanta scuola diversa da quella che si sognava. C’è ancora gente in gamba, ma molto meno di quanto sperassi. Resta per me invece basilare la serietà, la premura, l’intelligenza serena e costruttiva di tuo babbo. Gli debbo moltissimo. È bello poterlo dire. Grazie.
Lucia. (Firenze, 2019)
Grazie a te, Lucia.
