Massimo Bondioli
maestro elementare
Frequentavo l’Istituto Magistrale di Mantova quando sentii parlare di Mario Lodi la prima volta.
Il caso volle che nella mia stessa scuola incontrassi Cristina, che sarebbe poi diventata mia moglie. Cristina abitava a Piadena e una delle sue sorelle era alunna del Maestro (anche l’altra lo era stata).
Un giorno, credo fosse nel suo ultimo anno di scuola, chiesi a Lodi di poter seguire alcune sue lezioni. Accettò senza alcun problema.
Divenuto maestro e trasferitomi dopo pochi anni a Piadena, ho potuto conoscere e seguire più da vicino le attività portate avanti da Mario Lodi dopo il suo pensionamento.
Naturalmente, da insegnante, ero molto interessato alla sua esperienza didattica e alla sua produzione di libri per ragazzi. Ma il mio interesse e la mia ammirazione per la figura di questo maestro esemplare si accrescevano man mano che andavo scoprendo il ruolo esercitato da Lodi nella comunità locale. Tra l’attività di maestro, propugnatore di una scuola democratica, e l’attività extrascolastica di impegno politico, amministratore comunale, cooperatore, organizzatore di cultura c’era soluzione di continuità. Anzi, le due dimensioni si alimentavano reciprocamente.
E se Piadena è stata per molti anni un laboratorio di idee, di ricerca, di iniziative, lo si deve in gran parte alla sua costante e stimolante presenza nella vita sociale e culturale del paese. Non ha mai smesso di offrire il suo contributo, neppure, quando già molto avanti con gli anni, accettò, nel 2010, la nomina a membro onorario della commissione di gestione della biblioteca comunale partecipando di persona a diverse sedute.
Avrebbe potuto, l’autore di Cipì e di altri capolavori tradotti e letti in ogni parte del mondo, concedersi finalmente il riposo, ma non lo fece, perché per lui la partecipazione era l’espressione più forte e vitale della dimensione sociale dell’uomo e l’essenza stessa della democrazia. Fu Mario Lodi, per esempio, il principale ispiratore dell’assemblea popolare decisionale introdotta a Piadena all’inizio degli anni settanta e che ebbe risonanza a livello nazionale, in continuità e coerenza con il metodo assembleare utilizzato a scuola con i suoi alunni per discutere e decidere le attività della classe.
Di Mario mi ha affascinato questa coerenza ideale nelle molteplici sfaccettature della sua lunga attività; un’attività condotta sempre con voce pacata e l’orecchio e la mente attenti all’ascolto dell’altro. E per tutto questo, credo che Mario Lodi possa a buon diritto essere annoverato tra i grandi Maestri della nonviolenza.