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Alberto Pellai

medico, psicoterapeuta


Ho incontrato una decina di volte Mario Lodi di persona. L’ho incontrato invece infinite volte nelle moltissime tracce che ha lasciato del suo lavoro, della sua passione pedagogica, della sua incredibile capacità di cogliere la bellezza e la vita presenti nella mente dei bambini e delle bambine. Di Mario Lodi mi hanno colpito la semplicità del suo linguaggio e la trasparenza del suo sguardo, la dolcezza del suo sorriso e la concretezza del suo parlare. Una persona che ha lasciato un segno tanto profondo nella pedagogia italiana, era un uomo diretto e buono, che ti accoglieva dentro al suo sguardo con lo stesso entusiasmo con cui ti raccontava la bellezza della sua missione educativa. Per me, averlo potuto conoscere e incontrare è stato uno dei doni più grandi che ho ricevuto dalla vita. Ho intuito che la grandezza di una persona non sta in ciò che di lei si vede, in ciò che mostra e dimostra. Bensì, nell’esatto contrario. Perché se davvero volevi conoscere Mario Lodi e la sua profonda capacità di comprendere nel profondo l’animo dei bambini e i loro bisogni, la cosa migliore era stare in silenzio al suo fianco. In quello spazio condiviso, dove non c’era l’ansia di dire e di fare, ma semplicemente la bellezza del “sostare” insieme, si avvertiva tutto il carisma di un uomo grandissimo, che però, quando lo incontravi, di grande sembrava non avere nulla. Parlava dei bambini in modo incantevole, condivideva piccoli pezzetti della sua esperienza di maestro trasformandoli in capitoli di una storia che non ha mai avuto fine. Perché anche quando ha smesso di essere maestro con i suoi bambini, Mario Lodi è rimasto per tutti “il maestro d’Italia”. Ci ha ricordato e insegnato che educare vuol dire stare in relazione e soprattutto avere un enorme rispetto di ciò che il bambino è e porta dentro alla relazione educativa.

Con lui, ho fatto un pezzetto di strada, condividendo la preoccupazione educativa che ci ha spinto a lanciare insieme un monito a tutti i genitori italiani, affinché riducessero il tempo di esposizione agli schermi. Un tempo che negli anni ‘80/’90 cresceva a dismisura nella vita dei più piccoli e che rischiava di fermare la vitalità, la fantasia, l’energia creativa e generatrice che abita in ogni bambino.

Non è che a Mario Lodi non piacessero gli schermi: li conosceva e li apprezzava, ma ne temeva il potere passivizzante. Aveva dedicato un’intera storia a questo tema: La Tv a capotavola. Molte delle cose narrate in quel racconto – che allora sembrava paradossale – sono oggi realtà. I bambini contemporanei, veri e propri natanti digitali, sembrano davvero essersi trasformati in soggetti schermo-guidati con un coinvolgimento sempre maggiore nella vita virtuale anziché in quella reale. Mario Lodi era un profondo sostenitore dell’importanza di tenere il bambino ancorato alla natura, alla bellezza dell’esperienza concreta, alla ritualità affettiva e pedagogica di modalità di stare insieme e fare scuola che servono a infondergli sicurezza, rispettandone la sua natura e bisogni. In lui e nel suo metodo c’è la quintessenza di ciò che ci hanno insegnato Maria Montessori e Jean Piaget e le sue intuizioni erano così avanzate anche dal punto di vista scientifico da trovarsi perfettamente rispecchiate nei modelli e nelle teorie di scienziati contemporanei come Howard Gardner. Con lui ho avuto il privilegio di condividere una breve ma intensa esperienza editoriale: il libro Cara TV con te non ci sto più (Franco Angeli Editore) scritto a sei mani, con il contributo di Vera Slepoj. Il titolo dice tutto.

L’ultimo ricordo che ho di Mario Lodi è una telefonata che mi fece, un anno prima della sua scomparsa. Ci eravamo incontrati di tanto in tanto, qua e là, in conferenze e convegni. Vederlo per me era sempre una festa. La sera in cui mi telefonò lo fece semplicemente per salutarmi. “È tanto che non ci vediamo. Volevo salutarti”. Mi emozionai così tanto, da rimanere senza parole. In quel gesto compresi tutta la bellezza e la grandezza dell’uomo Mario. E capii perché per noi italiani lui era da sempre – e sarà per sempre – il Maestro Lodi.

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