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Roberto Lovattini

maestro


Caro Mario,

per generazioni di maestri e maestre hai rappresentato la speranza in una scuola e in una società nuove e, con i tuoi esempi, hai dimostrato che era possibile fare scuola “partendo dal bambino” e non da “Programmi” scritti a tavolino e uguali per tutti i bambini.  Sicuramente è stato così per me. Sono entrato nella scuola senza nessuna esperienza ma avendo letto avidamente i testi delle tue esperienze e quelli di Gianni Rodari.

Tu avevi iniziato a insegnare in un momento difficile della nostra storia: era appena terminata la Seconda Guerra Mondiale e ti sei impegnato a costruire la scuola della Costituzione dove i bambini imparavano la democrazia (che in Italia era mancata da tanto tempo) non solo sui libri, ma soprattutto vivendola concretamente in classe.

Hai dato dignità alla parola e alle idee dei bambini e delle bambine. Prima di allora i bambini parlavano solo su comando e per rispondere a domande precise.

Insieme a un gruppo di maestre e maestri “un po’ pazzi”, che tu hai conosciuto al Congresso di S. Marino del Movimento di Cooperazione Educativa nel 1955, hai introdotto a scuola il disegno e il testo libero, la corrispondenza, la stampa del giornalino, le conversazioni, la biblioteca di classe al posto del testo unico per tutti. Ti sei messo ad altezza di bambino per riconoscergli il diritto a essere accolto e ad avere voce nella propria crescita.

Caro Mario, in tanti hanno cercato, prima di ostacolarti e di denigrare il tuo lavoro, poi, quando hanno visto che non riuscivano a sminuirti, di ridurre la novità del tuo operato nell’uso di alcune tecniche.

Insomma il loro obiettivo era “cambiare perché non cambiasse niente”. In tanti hanno letto i tuoi bellissimi libri in classe, i tuoi testi si trovano nei libri scolastici. Però ci si dimenticava dei tuoi scontri con i rappresentanti degli editori, arrabbiati perché tu non adottavi il testo unico per tutti i bambini.

Insomma, caro Mario tu non volevi introdurre una tecnica, ma pensavi a una scuola formativa per tutti i bambini e le bambine che indipendentemente dalla provenienza, si trovassero a frequentare le nostre aule scolastiche. Nelle tue classi trovavi molti bambini che venivano dalla montagna e dal sud dell’Italia; oggi noi incontriamo bambini e bambine che vengono dal sud del mondo. Un libro che hai scritto nel 1963 C’è speranza se questo accade al Vho descrive bene nell’introduzione all’edizione Einaudi

i tentativi di realizzare operativamente, vivendoli socialmente a scuola, alcuni principi alternativi a quelli della scuola autoritaria:
le attività motivate dall’interesse invece che dal voto,
la collaborazione al posto della competizione,
il recupero invece della selezione,
l’atteggiamento critico invece della ricezione passiva,
la norma che nasce dal basso come esigenza comunitaria invece dell’imposizione della disciplina fondata sul timore”.

Incontro di lavoro alla Casa delle Arti e del Gioco.

Caro Mario, ti confesso che la prima volta che ti ho incontrato avevo timore del tuo giudizio e mi sentivo inadeguato di fronte a te. Sapevo che eri schietto e le cose non le mandavi a dire, per cui quando mi hai dimostrato amicizia e stima ne sono stato molto felice. Quando ricevevo le tue telefonate con le richieste di collaborazione e le tue domande mi stupivo, ma poi ho capito che era una tua caratteristica quella di ascoltare con attenzione le persone con cui interloquivi, indipendentemente dal fatto che fossero famose oppure no.

Quando con i bambini e le bambine della classe ti inviavamo i nostri giornalini oppure ti mettevamo a conoscenza delle nostre iniziative eri pronto a rispondere ed a consigliarci:

“Caro maestro e cari ragazzi, mi fa piacere che sul vostro giornale  parlate di sport e di violenza… So che non è facile praticare la non violenza, ma dobbiamo avere il coraggio di farlo. Cari saluti. Mario Lodi”.

Oppure sottolineavi che “… pian piano nella vostra classe parlando e ricordando sta nascendo una piccola comunità con la speranza che anche la futura società degli adulti migliori e introduca questi valori di amore, solidarietà e rispetto”.

Ricordo la mia soddisfazione quando, dopo tanti anni di lontananza, scrivesti una lettera a Cooperazione Educativa dicendo che eri stato stimolato da un mio articolo. Del resto la cosa che si notava in te era la tua “militanza” nella lotta verso il rinnovamento della scuola e della società, che è proseguita sino alla fine della tua vita. Guardavi sempre verso il futuro e ci stimolavi ad andare avanti “tutti insieme” nonostante le delusioni. Un grande Maestro ma soprattutto una grande persona.

Mi sento onorato e orgoglioso di avere contribuito ad assegnarti, durante l’Assemblea Nazionale del nostro Movimento, la carica di Presidente Onorario del Movimento di Cooperazione Educativa, un riconoscimento a un grande Maestro, il quale ha basato i propri ideali pedagogici sulla concretezza dell’operare più che sulle dissertazioni verbali.

Ho ammirato e condiviso le campagne che hai condotto per la difesa dei diritti dei bambini e delle bambine e per il decondizionamento dall’eccessiva esposizione a mezzi di comunicazione che rispondono unicamente a logiche di profitto, fino alla riscrittura della Costituzione per i cittadini bambini. Oggi sono tra i promotori della campagna positiva paritaria, cioè della campagna per ottenere uguale spazio anche per le notizie positive sui media e nell’informazione. Credo che questa sia la degna e logica continuazione di quella che conducesti tu negli anni Novanta “Una firma per cambiare la Tv”.

Caro Mario, grazie di tutto! Un abbraccio

Inaugurazione della mostra “La scuola di Mario Lodi” – Piacenza, 28 settembre 2019.
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