La Casa delle Arti e del Gioco

di Mario Lodi

Articolo pubblicato nella rubrica “A & B” tenuta da Mario Lodi in “Riforma della Scuola”, giugno, Anno 1991.

[…]

Tutto è iniziato nel 1989, anno di grandi cambiamenti nel mondo: la caduta del muro di Berlino, la ricerca di un modo nuovo, razionale e pacifico per risolvere i problemi, alimentavano speranze per un duemila ormai vicino, in cui la cultura della guerra lasciasse il posto alla cultura di pace per costruire una civiltà superiore fondata su un nuovo modo di pensare (Einstein) e di vivere.

La Convenzione dei diritti del bambino, approvata dall’ONU lo stesso anno, sembrava essere la prima carta di quel futuro, di un mondo che nel rispetto del bambino poneva le fondamenta di una nuova civiltà.

Nel mio piccolo mondo privato, quell’anno, cambiai residenza: lasciai la casa dove avevo vissuto fin dall’infanzia e mi trasferii con la famiglia in una cascina abbandonata, ad un chilometro dal paese: dal traffico della strada statale passai al silenzio della campagna, dalle piccole stanze e dallo stretto cortile agli spazi immensi della cascina padana, dove un tempo abitavano e lavoravano quaranta persone e nelle stalle venivano allevati animali da tiro e da latte. Ora quelle stalle e quei porticati e l’aia erano vuoti e inutili, mentre un tempo in quegli spazi si esprimeva la civiltà contadina, nelle famiglie patriarcali convivevano bambini, adulti e anziani, la gente nasceva e moriva nel proprio letto e l’anno era scandito dai lavori rituali: la semina, i raccolti, la cottura del pane, la produzione del vino, l’uccisione del maiale, il bucato, l’allevamento dei bachi da seta, i giochi dei bambini sull’aia…  Un mondo scomparso.

Nello stesso anno mi venne assegnato il Premio Internazionale Lego, finalizzato a promuovere e a sostenere iniziative sociali, umanitarie, culturali in favore dei bambini.

Quel premio poteva essere il modo per recuperare la cascina alla vita: da ciò nacque l’idea di costruire la cooperativa “Casa delle Arti e del Gioco” per rispondere a bisogni del mondo attuale, in cui la diffusione della TV ha creato isolamento e abbandono della socialità e del lavoro creativo.

Le finalità statutarie della Cooperativa sono “lo sviluppo delle capacità espressive, creative e logiche dei bambini e degli adulti per mezzo di corsi teorici e pratici sulla conoscenza e l’uso dei linguaggi dell’uomo: il disegno e la pittura, la scultura, la costruzione di oggetti e giocattoli, la invenzione e la costruzione di libri, la musica e il canto, il teatro, il cinema e la TV, la ricerca scientifica nel rapporto diretto con la natura”.

Mentre muratori e artigiani iniziavano a realizzare il progetto, la Cooperativa cominciava a prendere contatti con scuole, biblioteche e comuni per i primi interventi: conferenze, brevi corsi, incontri con bambini delle scuole, realizzati a Treviglio, Legnano, Concorezzo, Acquanegra sul Chiese, Trezzo d’Adda, Capralba e altri.

[…]

In maggio inizierà il primo corso nella nuova sede e sarà “Giocare con la fantasia” per bambini di 5-6 anni, con il fine di individuare le capacità creative di ognuno e di svilupparle in un ambiente sereno, dove la cooperazione è il valore di fondo.

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L’inaugurazione ufficiale della Casa delle Arti e del Gioco

Si è tenuta il 23 aprile 1991 in una giornata di incontro e laboratori con bambini di scuola primaria: due classi terze da Mezzago ed una classe seconda da Biassono, alcune fra le classi che avevano collaborato in modo assiduo con il giornale A&B e con “Il giornale dei bambini”.
Il giorno seguente a scuola i bambini e le bambine di Mezzago hanno condiviso e raccontato l’esperienza.

Articolo de La Provincia del 26/4/1991

Le riflessioni dei bambini intervenuti all’inaugurazione

Classe 3^A e 3^B, Scuola Aldo Moro e Martiri di via Fani, Mezzago (MB)
Anno scolastico 1990/91

Di seguito riportiamo alcune riflessioni tratte dal loro racconto.

1.

“Appena scesi dal pullman, abbiamo visto per la prima volta Mario Lodi. Mario è alto, magro e si muove agilmente, quasi come un ragazzo. Ha i capelli brizzolati e gli occhi azzurri, con un’espressione sempre dolce. 
Ci ha dato il benvenuto e accolto con queste parole: 
“L’inaugurazione di questa Casa è fatta con i bambini, che sono le persone più importanti. Poi verranno le autorità”

2.

La prima cosa che ci ha colpito entrando è stato il MANIFESTO appeso all’ingresso, ne abbiamo letto insieme una parte:

“…Per influire sui governi degli Stati, la pace deve essere preparata e costruita dagli individui e dai popoli. Diventare uomini di pace vuol dire imparare a vivere in comunità di persone che sviluppano le tendenze positive dell’uomo, rispettano le opinioni degli altri, accettano la diversità, collaborano nel lavoro, si esprimono con l’arte, creano invece di distruggere.
In questa casa senza violenza, benvenuti sono i bambini, le donne e gli uomini che intendono, con il gioco, l’arte e la conoscenza, costruire un nuovo, pacifico modo di pensare e di vivere.”

Abbiamo subito capito che la regola per vivere nella “Casa delle Arti e del Gioco” è la pace. E ne abbiamo parlato con Mario:

[…]

Francesca:
“questo manifesto contiene delle idee molto importanti”

Elisa:
“dice che la pace è bella” 

Mauro:
“e che bisogna rispettarla”

Luca: 
“per costruire la pace bisogna stare insieme, giocare insieme”

Simone:
“bisogna parlare insieme”

Renato:
“e rispettare quello che dicono gli altri”

Francesca:
“i bambini sono quelli che più di tutti costruiscono la pace”

Mario Lodi:
“i bambini litigano, ma non si forma in loro l’idea del nemico. I bambini fanno la guerra solo per gioco.  Per realizzare la pace si può raccontare agli altri le nostre idee nel modo più bello possibile, con il gioco, con le parole, con le forme, con i colori, con la musica…”

[…]

3.

Poi ci siamo seduti nel grande salone e abbiamo rivolto un’intervista con molte domande a Mario che ha risposto a tutti con pazienza anche se a volte gli ripetevamo le stesse domande. Quando parlava con noi, era sempre sorridente. Ci è sembrato calmo e simpatico; secondo noi, gli piace molto stare con la gente. Usa un tono di voce basso, parla lentamente e sembra tranquillo. Noi non l’abbiamo mai visto arrabbiarsi neppure quando ci comportavano un po’ male. Ci ha detto un’idea che a noi è sembrata importante: i maestri non devono mai cambiare le idee dei bambini.

Dopo il pranzo, abbiamo fatto un gioco tutti insieme nella grande aia, poi ci siamo divisi in tre gruppi di laboratorio: Pittura, Musica e Invenzione di storie.

[…]

4.

Tornati a scuola, abbiamo fatto una lunga conversazione per cercare di spiegarci perché Mario avesse scelto per la “Casa” questo nome che può sembrare un po’ strano:

Ci è sembrato importante che nel nome ci fosse la parola “gioco”.

Quando giochiamo spesso facciamo attività importanti e anche difficili.

Quando progettiamo dei giochi nuovi, quando inventiamo dei giocattoli, quando decidiamo quali sono i posti migliori dove nasconderci… il nostro cervello pensa e ragiona.

Quando cambiamo le regole dei giochi, quando facciamo finta di essere altre persone, quando usiamo degli oggetti come se fossero altre cose, usiamo tantissimo la nostra fantasia.

A volte ci sembra di essere in posti diversi da quello in cui siamo, oppure di essere altre persone, i macchinisti del treno, le maestre, il dottore, la mamma e il papà, i poliziotti, gli indiani…; altre volte usiamo gli ombrelli come se fossero dei fucili, poi li apriamo e ci sembrano tende o case, oppure li facciamo girare sopra la testa così ci sembra di volare in elicottero.

Usiamo le scope come i cavalli, i divani e le sedie come le automobili, i palloni come bombe; con i cuscini del divano costruiamo case e capanne.

Con il gioco le cose che inventiamo diventano vere, sembra di essere degli altri, si realizzano i sogni e i desideri.

Alcune volte la fantasia è così grande che, giocando, facciamo finta di essere tante persone assieme.

Abbiamo capito che i giochi di movimento, come rincorrersi, bandiera, nascondino, rialzo, strega comanda colore…, sviluppano il corpo e lo fanno crescere veloce, robusto, agile, con i riflessi pronti.  Forse i bambini, che non possono fare questo tipo di giochi perché non escono mai o perché i genitori non vogliono, restano un po’ “molli” e non diventano coraggiosi come gli altri.

Abbiamo capito anche un altro fatto molto importante: i bambini, mentre giocano, imparano a stare con gli altri bambini.

Capiscono, per esempio, che non possono fare tutto ciò che vogliono, ma che esistono anche gli altri, e che allora bisogna fare un po’ per uno a decidere e a usare i giocattoli.

Così imparano ad andare d’accordo anche quando litigano.

In quei momenti si ragiona su come si fa a stare bene insieme, si capisce che è brutto restare soli, ci si pente, si fa la pace, si cerca di mettersi ancora d’accordo e si diventa ancora più amici.

Il litigio è come un sistema per imparare ad andare d’accordo con gli altri.

Il gioco per i bambini è come un cibo che li fa crescere bene. 

Per noi invece è più difficile parlare delle “arti”, perché la nostra vera specialità è il gioco. Le arti che noi conosciamo e abbiamo già usato sono il disegno, la pittura, il collage, le storie inventate, le poesie, la musica, il teatro, la costruzione di oggetti con la ceramica, l’argilla e il pongo.

Tutte queste attività secondo noi si chiamano “arti” perché servono a far diventare più belle, più ricche le idee che si hanno in mente e che si vuole far conoscere agli altri.

Ognuno sceglie, per fare questo lavoro, il sistema che più gli piace o che gli riesce meglio.  Chi vuole può anche usare tanti sistemi diversi.

Per raccontare le proprie idee con il sistema delle “arti” ci vuole tanta fantasia e si può trasformare, migliorare quello che si vede.

Sembra di realizzare i propri sogni, ed è per questo che le “arti” assomigliano un po’ al gioco: infatti chi racconta il suo pensiero con le arti è felice e soddisfatto proprio come quando gioca.

Alcune volte sembra che l’arte sia il gioco e che il gioco sia l’arte.

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